sabato 25 giugno 2011

DON CHISCIOTTE!!! by Franco Nardella


DON CHISCIOTTE

Nell’immaginario collettivo, il nome di Don Chisciotte indica quella figura leggendaria di cavaliere errante che, in groppa ad un malconcio cavallo di scarto
(un ronzino, appunto), accompagnato dal fedele scudiero Sancio Panza un povero contadino), si mette in viaggio, come un eroe dei romanzi cavallereschi, con l’intento di difendere i deboli e sconfiggere l’
ingiustizia, dedicando le sue gesta, come si conviene ad vero cavaliere errante, ad una nobile dama, Dulcinea (Aldonza, contadina, sua vicina di casa). Con questi nobili propositi inizia a girare per la Spagna, col cavallo Ronzinante e il fido Sancho, compiendo folli imprese, frutto della sua inflessibile visionaria caparbietà.
E che imprese !
Combatte i mulini a vento, scambiati per giganti dalle braccia rotanti, i burattini confusi con i demoni e le greggi di pecore con eserciti nemici !
Lotta contro questi immaginari avversari, uscendone sempre sconfitto e beffeggiato da chi assiste alle sue dissennate imprese.
Ne risulta, sempre nel sentire comune, un uso negativo dell’epiteto “donchisciotte”: la condizione di colui che ingenuamente combatte per ideali considerati vani, utopici, fantasiosi, illusori, cioè privi di sostanza e lontani dalla realtà.
Ma Cervantes cosa intendeva effettivamente sottolineare con le gesta del “folle” cavaliere ? Di certo, non la condizione sopra descritta. Infatti, al di là degli scopi dichiarati (ridicolizzare la letteratura cavalleresca e gli
intellettuali del suo tempo, incapaci di opporsi al materialismo e alla mancanza di ideali) l’autore del romanzo desidera mettere in luce l’esigenza di far emergere la singolarità dell’ individuo, fuori da rigidi rapporti sociali, dal conformismo e dall’omologazione.
La “follia” di Don Chisciotte è una metafora, è il modo di vedere larealtà con occhi diversi, non annebbiati dalle idee degli altri o dai condizionamenti sociali, è una maniera “critica”, propositiva di affrontare l’esistenza.
Anch’io, nella mia vita, ho incontrato qualche “donchisciotte” : alcuni, “erranti”, cioè votati all’errore perché
convinti di poter giudicare dall’alto della loro onniscienza, altri “vaganti”, cioè votati al nomadismo, perché persuasi di potersi affermare politicamente solo vagabondando.
Io preferisco il”donchisciotte” vero : individuo un po’ folle, ma genuino, meritevole di stima per la sua carica ideale, la sua onestà intellettuale, il suo attivismo contagioso.
Nonostante i suoi 400 anni Don Chisciotte non è morto !

11 commenti:

tm ha detto...

Il pazzo, il visionario, colui che combatte per utopie e obbiettivi irraggiungibili, rendendosi spesso ridicolo agli occhi dei cosiddetti normali.
Siamo sicuri sia veramente cosi?
Eppure anche Don Chisciotte prende ogni giorno le sue vittorie da dedicare alla sua dolce "Dulcinea".
E cos'altro è "Dulcinea", se non la sua stessa vita, quella che lui ha scelto di dare un senso diverso, fuori dalla "normalità" di tutti gli altri.
La sua vita che in fondo è anche il suo ronzino traballante,sempre incasinata, che prima o poi lo lascerà a piedi. Ma a lui poco importa, ha dei "Mostri dalle braccia rotanti" (l'ipocrisia) da combattere. Ne risulterà sempre sconfitto, perchè il mondo e la vita stessa degli uomini non ne possono fare a meno, ma almeno in casa sua non entreranno, cosi lui prenderà la sua vittoria.
E poi gli resta pur sempre il suo fido scudiero Sancho,(la libertà) che gli sarà sempre fedele.
Quale migliore vittoria per Don Chisciotte? Lui un "pazzo" conquista la libertà, e gli altri, i "normali" quanto la pagano ogni giorno la loro finta libertà?

Anonimo ha detto...

"....Mi vuoi dire, caro Sancho, che dovrei tirarmi indietro
perchè il "male" ed il "potere" hanno un aspetto così tetro ?
Dovrei anche rinunciare ad un po' di dignità,
farmi umile e accettare che sia questa la realtà ?

Il "potere" è l'immondizia della storia degli umani
e, anche se siamo soltanto due romantici rottami,
sputeremo il cuore in faccia all'ingiustizia giorno e notte:
siamo i "Grandi della Mancha",
Sancho Panza... e Don Chisciotte !"

da "Don Chsciotte" di F. Guccini

Anonimo ha detto...

“Sarebbe folle vivere troppo saggiamente”, scrive Edgar Morin (Etica, Raffaello Cortina Editore, 2005), che si spinge fino ad affermare che “l'eccesso di saggezza diventa follia, la saggezza evita la follia solo legandosi alla follia della poesia e dell' amore”.

Forse l’aveva già intuito Cervantes, dato che il povero don Chisciotte esce di senno inseguendo proprio la ragione:

«…imbattevasi in certe svenevolezze amorose, o cartelli di sfida, in molti dei quali trovava scritto: La ragione della nissuna ragione che alla mia ragione vien fatta, rende sì debole la mia ragione che con ragione mi dolgo della vostra bellezza. E similmente allorché leggeva: Gli alti cieli che la divinità vostra vanno divinamente fortificando coi loro influssi, vi fanno meritevole del merito che meritatamente attribuito viene alla vostra grandezza. Con questi e somiglianti ragionamenti il povero cavaliere usciva del senno. Più non dormiva per condursi a penetrarne il significato che lo stesso Aristotele non avrebbe mai potuto decifrare…» (Miguel Cervantes, Don Chisciotte, cap. 1).


Elena

tm ha detto...

La follia altro non è che la negazione dei comportamenti diversi dai nostri. Colui che non si comporta secondo gli schemi o è un pazzo o è comunque un individuo di cui non potersi fidare. Strano però che spesso dei folli ci si serva affinchè portino avanti battaglie che non si ha il coraggio di condurre personalmente per non mettere a rischio la propria "normalità" salvo scaricarli al momento opportuno o quando creano notevoli imbarazzi.

Anonimo ha detto...

Tonino, è folle chi vive completamente in balia delle proprie passioni o delle proprie inclinazioni non tenendo affatto conto delle ragioni della ragione (scusa il bisticcio di parole).
Al giorno d'oggi, in un mondo dove ognuno rivendica la propria diversità, non c'è follia o trasgressione più grande del proprio essere "normale"; nel senso che, nell'esasperazione dell'individualismo come forma predominante di affermazione di sè, molte, troppe persone amano costruirsi un'immagine a loro poco consona proprio per apparire "folli", "diversi", senza rendersi conto che, proprio in questo voler distinguersi a tutti i costi e in maniera innaturale, si uniformano irrimediabilmente a quella massa dalla quale volevano elevarsi.
Una volta si riempivano i manicomi di gente assennata(donne in modo particolare)solo perchè osavano dire il proprio pensiero o nel pieno diritto, volevano affermare la loro personalità.
Oggi invece, per conquistare consensi bisogna in qualche modo, a torto che a ragione, sbandierare la propria "diversità"....
Non dimentichiamoci mai però che ogni concetto per esistere, ha bisogno del suo contrario; la follia è il condimento della vita e ci permette di uscire dal piattume e dal grigiore delle regole, dall'ipocrisia delle finte buone maniere; la ragione è il piatto insipido, la concretezza, l'insegnamento dell'esperienza,quello che ci permette di non lasciarci andare agli eccessi più sfrenati, di qualunque genere essi siano.L'una non può fare a meno dell'altra e l'ideale sarebbe, come sempre, un dosaggio equilibrato dell'una e dell'altra.
Maria

Franco Bifani ha detto...

Marì, io sono folle, diverso ed anormale da una vita; che ci debbo fare? Devo cambiare forse per la gente? Ma chi è mai la "gente"? Se potessi rivivere trasgredirei ben di più di quanto ho fatto finora, ma oramai, a 66 anni suonati, suonati come me...Non ho mai compiuto eccessi, però; un poco mi dispiace, che dici, provo ad eccedere? Mi dai qualche idea, o basto io?

Anonimo ha detto...

Caro Franco,
grazie a Dio ognuno di noi, come si dice, è un essere unico; il risultato di caratteristiche innate e caratteriali che vengono smussate o accentuate dall'età, dall'ambiente, dall'esperienza, dalle persone con le quali abbiamo a che fare, ecc....quindi in questo senso ciascuno di noi è un piccolo mondo diverso.
Nel mio commento mi riferivo a quelle persone che, prive di una personalità che li contraddistingua, nascondono la loro mediocrità ostentando un'immagine fasulla e forzatamente originale, grazie alla quale si fanno largo conquistando anche tanti consensi. Ma d'altra parte in un'epoca di tanta immagine e poca sostanza non può essere diversamente e, si rischia spesso, di confondere il vero folle da chi si finge tale per comodità, a seconda degli ambienti frequentati.
Dunque, ben lungi da me il suggerire a qualcuno di adeguare il proprio comportamento al giudizio altrui.....le mie erano solo considerazioni generiche sul comportamento delle persone e anche per rafforzare il valore del "folle" autentico rispetto al folle per comodità.
Per quanto riguarda gli eccessi, io dico stiamoci attenti;una cosa sono gli episodi cricoscritti, altra cosa è il dilagare e l'abitudine ai comportamenti eccessivi: pensa a cosa può provocare un eccesso di indulgenza o al contrario un eccesso di autorità nell'educazione di un bambino, o nel governare un paese....ce l'abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni.....
Ma se vuoi possiamo provare ad inciuccarci insieme, a me basta poco, vediamo cosa ne vien fuori.
Un caro saluto. Maria

P.S. x il nostro don chisciotte doc:spero sia tutto chiaro.

Anonimo ha detto...

corri Sancho a sellare il mio cavallo Ronzinante, altri lidi e altri porti ci aspettano e ovunque vi sarà un mostro o un drago da combattere non vi sarà montagna, fiume o mare che potrà fermare il nostro impeto e impedirci di far trionfare la giustizia.
Don Chisciotte

Anonimo ha detto...

"spesso anche un pazzo parla a proposito", così Erasmo da Rotterdam nelle ultime righe del suo "Elogio della Follia".
Franco Nardella

Franco Bifani ha detto...

Nardella, ma chi decide chi sia pazzo e chi invece sano di mente? Le azioni del folle paiono fuori dell'ordine razionale costituito a chi vi si trova rinchiuso dentro, come in un recinto, o in uno zoo, se preferisci. Ricordo un racconto di FS, in cui un tipo portava in giro per i pianeti, su un'astronave-zoo, varie razze intelligenti, a visitare gli abitanti di altri mondi, sparsi per il Cosmo; pagavano sia gli alieni dietro le sbarre, sia i visitatori dello zoo astrale. Ed ognuno, una volta tornato a casa, era convinto di aver visitato l'uno esseri pericolosi tenuti in gabbia, l'altro di essere stato dai medesimi protetto, dietro robuste sbarre.

Franco Bifani ha detto...

Maria, ma perchè inciuccarsi per costruirsi un alibi, non bastiamo noi stessi per compiere qualche pazzia? Io, ad es., mi sono sposato due volte ed ho anche popolato il pianeta di due persone a me simili!