Domenica mattina alle otto darò i miei quattro
SI
Andrò presto a votare, quattro si, come previsto.
Ma le mie ragioni non sono solo quelle legate alla privatizzazione dell’acqua, al ritorno del nucleare, e ad impedire che leggi ad personam come quella del legittimo impedimento rendano ancor più evidente il contrasto che c’è nella giustizia italiana.Altre ragioni non meno importanti mi spingono a recarmi alle urne.
Da sedici anni ormai nessun referendum ha mai più raggiunto il quorum, pensate che in Svizzera, terra che più di ogni altra utilizza lo strumento del referendum, non esistono quorum e la gente si reca a votare lo stesso per un dovere civico di reale democrazia.
In Italia invece lo strumento del quorum è utilizzato in genere da coloro che sanno di dover perdere in una consultazione democratica e libera e quindi utilizzano il non voto per far si che una maggioranza non possa decidere in piena libertà.
Questa è la legge dei furbi, di coloro che si accaparrano furbescamente quella parte della nazione che solitamente non vota per tantissime ragioni, di natura religiosa, perché anziani ed impediti a recarsi alle urne, o più semplicemente perché fuori sede per motivi di lavoro o di studio.
Pensate che grande ingiustizia, possono votare fuori sede i militari che prestano servizio nei seggi elettorali, le forze dell’ordine sempre per motivi di servizio, i naviganti, i presidenti di seggi, scrutatori e rappresentanti di lista, mentre non possono votare coloro che sono fuori per lavoro o studio o anche i militari che prestano servizio di leva lontano dalle loro case.
Mi viene da chiedere, ma quelle persone, non prestano anche loro un servizio utile al nostro Stato? Forse che i lavoratori fuori sede, gli studenti universitari o i militari di leva sono fuori perché sono in vacanza?
Queste persone, vi sembrerà strano ma costituiscono oltre il venti per cento della popolazione italiana, venti per cento che pur non recandosi a votare di fatti aggiungono i loro voti in questo caso al fronte del no.
Questa vi sembra democrazia?
Se gli italiani all’estero possono giustamente votare per corrispondenza, perché allora non permettere anche ai calabresi e siciliani trasfertisti al nord Italia di poter fare la stessa cosa?
Il voto deve essere l’espressione di un pensiero, e non la rapina del pensiero di chi è impedito realmente di poter votare.
Chi utilizza il non voto per contrastare il pensiero di altri di fatti scippa la loro libertà e mortifica la democrazia.
Sarebbe bene che il Parlamento approvasse una riforma elettorale sui referendum per togliere il quorum come in Svizzera, ma per il momento l’unica arma che abbiamo è quella di convincere più persone possibili ad andare a votare, per far si che il quorum venga superato e i furbi per una volta tanto vengano sconfitti.
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