Non sarò mai,
servo, cameriere di partito.
portaborse, inutile facchino
di mestieranti di politica,
di mediocre ipocrisia e facile
guadagno.
Ne mai il capo mio chino
a riverire capi senza lode
strisciare sulle scarpe
che calpestano altri simili
ne dei, ne profeti di sogni
che non siano i sogni miei.
Crescerò patendo fame,
vivrò soffrendo sete.
ne per fame, ne per sete
prenderete
prenderete
ne mai ascolterete il mio gemere
inchinarsi al vostro volere.
Non piegherò la schiena
alle piaghe delle vostre sferzate,
ne al sangue che sgorgherà da esse,
riderò del vostro disprezzo
piangerò la vostra povertà
e io sarò più ricco
perché voi non avrete
la mia libertà.
la mia libertà.
Tonino Ditaranto
7 commenti:
....Padrone di niente, ma schiavo di nessuno...
Maria
Tonino, sei un grande, mi sembra, questa tuo nobile sfogo, una di quelle inimitabili odi scritte da Pablo Neruda.
Se fossi in te, compagno Tonino, la smetterei di autocommiserarmi, mi libererei di un certo esasperante egocentrismo, rifiuterei alcune telematiche sirene, scaccerei i fantasmi parmensi e mi rimetterei a far seriamente politica...c'è bisogno di azione, perdio!, non di piagnistei!
caro Don Chisciotte ....
scendi da cavallo ... la vista è migliore ... più semplice .. meno complicata ...
Però resta il fatto che, da tre secoli, Don Chisciotte rimane un malinconico eroe da tutti ammirato e rispettato, mentre degli altri personaggi del romanzo nessuno si ricorda, se non forse del fedele Sancho Panza, appunto per la sua infinita pazienza e e la sua caparbia fedeltà.
In altri tempi ed altri luoghi saresti finito dritto dritto alla Lubianka.
Ritengo invece che, data l'età anagrafica, se fosse stato in Cile, lo avrebbero gettato giù da un aereo in volo sull'Oceano Pacifico, come facevano i porci sudditi di Pinochet con i giovani che amavano la libertà e la democrazia.
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