domenica 19 giugno 2011

Pontida- di Franco Bifani


Tremate, tremate, i celoduristi son tornati!

L'hanno urlato. Gli ho visti in Pontida,
Stravaccati sul monte, sul piano.
L'han ringhiato; e si strinser le zampe
I padani di venti città.
Oh spettacol di sagra! I Padani
Son concordi, serrati a una Lega.
Il romano al pennon ch'ella spiega
Col suo sangue la tinta darà.
Più alla soglia del vasto chalet
La Lombarda  griffata non siede.
Ella è sorta. Ministeri ella chiede
pei fratelli e al marito monzesi.
L'han latrato. Voi, donne in gioielli,
Che guarnite le teste agli sposi,
Voi, che i figli vi guardan, dubbiosi,
Voi nel Bossi spiraste il voler.
Perchè ignoti, che qui han cento padri,
Qui staran  come proprio retaggio?
Una terra, un costume, un dialetto,
lor  non diede il Borbone a fruir?
La Terronia a ciascun fu divisa,
E' tal dono che basta per loro.
Maladetto chi usurpa i Padani,
Chi il taleggio si lascia rapir!
Su, Leghisti! Ogni nostro Comune
Pure ha un bar, ogni bar  la sua birra;
Su, beviamone a josa! Chi ha  luganega in villa,
Co' suoi venga, col grill che comprò,
La  cassoeula ora è tratta. Se alcuno
Di pastiere e babà ancor parla  prudente,
Se in suo cuor gorgonzola non sente,
In suo core a tradirvi pensò.
El terùn? egli è un uom come voi,
come il vostro è di carne il suo brando.
Questi, saliti con esso predando,
come voi veston tutti firmati.
“Ma son mille! Più  mila!” “ E se ghè?
 Forse celti qui tanti non sono?
Forse il “coso” onde ai figli fer dono
Quanto il “coso” di questi non val?
Su, nell'irto, peloso Alemanno,
Su! Leghisti, puntate gli spiedi;
Fate vostra la vostra Padania,
Questa bella, che il ciel vi spedì.
Ragazzotte dal fervido amore,
Chi con questi terùn è codardo
Più da voi non isperi di averla,
senza petting consumi i suoi dì.
Presto, a tavola! Chi ha uno spiedo, l'accenda,
 Chi un  romano patì, s'el ricordi.
Via da noi questo branco sudista!
Giù in Terrònia il peloso lor sire!
Libertà è con chi ce l'ha duro!
Gusti anch'ei la cassoeula, e trangugi,
l'Alemanno, non fettucce e pajata;
E sia invan che il Frascati egli invochi,
 Ma qui beva il Sassella e l'Inferno.
Se il risotto egli sdegna, insolente,
a lui volga l' anelito estremo,
 e sia il l'urlo dell'uomo affamato.
Franco Bifani
P.S.- Giovanni Berchet, nella Sua infinità bontà e misericordia, mi perdoni questa mia variante sulla Sua inimitabile canzone guerriera contro l'Allemanno, aggiornato da me ad Alemanno de Roma. E mi perdoni anche l'inversione geografica dell'origine etnica  dei presunti Predoni della Padania perduta .






2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bellissimaaaaaa!!!!!!!!!
Parola di piemon-tarra
Maria

Franco Bifani ha detto...

Grazie, Maria, parola di emilian-beneventano!