lunedì 14 gennaio 2013

Fidenza: un paese da vivere se impari ad amarlo


Ho messo piede la prima volta in questa cittadina dell’Emilia nel lontano 1991; la mia Lucania mi aveva voltato le spalle;  una famiglia da mantenere e senza più lavoro l’unica strada da percorrere che mi rimaneva era quella di cercare fortuna lontano dai miei posti d’origine.
Una storia come tante la mia, ricordo che in quegli anni a migliaia lasciavamo i paesi del sud in cerca di fortuna. Fu un caso che mi ritrovai a Fidenza; non ne conoscevo neanche l’esistenza.
Ero salito a Bolzano, precisamente a Merano perché avevo l’indirizzo di una ditta che cercava operai; non conoscendo il posto mi fermai in un bar e dopo aver chiesto un caffè provai a chiedere un’informazione. Mi sentii farfugliare in tedesco alcune parole incomprensibili per me ma dal tono decisamente ostile, al punto che senza più cercare gli uffici della ditta mi rimisi in macchina e me ne tornai sui miei passi.
Fu cosi che mi ritrovai quasi per caso a Parma e trovai lavoro dalle parti di Fornovo. Da Fornovo a Fidenza il passo fu breve, cercavo casa e trovai un casolare nei pressi di Parola.
Anni difficili i primi, tanta diffidenza e in qualche caso ostilità; ma anche tante persone che pur restando sulle loro ti offrivano la loro disponibilità. Gli anni passavano e insieme ad essi aumentava la consapevolezza di essere capitati in un posto dove la gente nelle proprie priorità metteva al primo posto l’abnegazione per il lavoro, la giusta discrezione nei confronti dei fatti degli altri ma senza perdere di vista la necessaria solidarietà nei confronti di chi viveva situazioni di precarietà.
Io “terrone” in un posto a me sconosciuto imparai presto che essere terrone non è una questione di provenienza bensì una condizione caratteriale e comportamentale  che ti porta ad isolarti o a farti isolare dagli altri. L’ostilità percepita a Merano qui a Fidenza non era di casa, al contrario capii subito che eventuali porte aperte o chiuse potevano dipendere solo da me.
Sono passati quasi ventidue anni e nonostante il forte legame che mi lega alla mia terra d’origine io materano dei sassi spesso mi capita di sentirmi borghigiano del sasso; non perché voglia in qualche modo prendermi una cittadinanza che non mi appartiene, ma perché ho imparato che “casa” è il posto dove ci si sente a proprio agio, dove si instaurano rapporti cordiali con le persone del posto e insieme si condividono esperienze e idee esenti di qualunque forma di campanilismo o di appartenenza.
Matera o Fidenza per me oggi non fa differenza; porto nel cuore Matera ma ho imparato ad amare Fidenza e questo solo grazie ad un popolo straordinario che con la propria “borghigianità”, sentimento unico che accomuna insieme solidarietà e civile e amichevole convivenza, mi ha insegnato che non ha importanza il posto da dove vieni, il coloro della tua pelle o il tuo credo politico e religioso, quello che conta è il rispetto per qualunque essere vivente incontriamo sul nostro cammino.
Tonino Ditaranto

4 commenti:

Franco Bifani ha detto...

Il grande e mal compreso Pascoli aveva scritto,in una sua poesia: Io, la mia patria, or'è dove si vive.

tm ha detto...

"da Claretta Ferrarini"
Tonino, le tue, sono riflessioni e considerazioni molto importanti. Direi, rivoluzionarie. Esse avvalorano le diverse teorie che espongo da lungo tempo, cioè da quando negli anni 60/70 siamo stati travolti dall'immigrazione di meridionali che salivano solo per pretendere e mai per dare; infatti venivano assunti nelle nostre fabbriche e dopo un breve periodo di comportamento "corretto" diventavano tutti invalidi ed assenteisti. Riuscivano a farsi assegnare le "case popolari" e, dopo poco, non solo non pagavano più l'affitto, ma non ottemperavano neppure al pagamento delle bollette, fregandosene bellamente se il loro comportamento causava un ulteriore costo alla comunità intera. Io intendo l'integrazione come una scambio culturale, folcloristico ed economico, dove ognuno dà ed ognuno prende in egual misura. Grazie per ciò che affermi ad onore di Borgo. Il tuo blog è talmente interessante da meritare un discorso ben più ampio. p.s. Per ignoranza, ho difficoltà tecniche a postare commenti sui blog tuoi, di Ambrogio o di altri. Se credi, questo mio, inseriscilo tu.

tm ha detto...

Capisco molto bene quello che vuoi dire Claretta; è una sensazione che ho avvertito anche io appena arrivato al punto quasi da provarne vergogna. Sarà forse per questo che nonostante le tante difficoltà che ho dovuto affrontare non ho mai fatto una sola richiesta di contributo per il pulmino ai miei figli quando abitavamo a Parola, ne di case popolari,pago un affitto di otre 500 euro; ne di contributi per le bollette nonostante da oltre tre anni viviamo con il solo stipendio di operaia di mia moglie e di un contributo di mia figlia operaia part-time essendo io e l'altro mio figlio da oltre tre anni disoccupati.

Franco Bifani ha detto...

Tonino,per quanto riguarda Fidenza, io ci sono venuto ad abitare nell'87, e ci ho trovato gente molto più laboriosa, semplice e modesta che non a Salso, soprattutto molto più concreta ed amante della cultura. E se avevano soldoni, non li ostentavano, ed erano tutti veri e concreti, non nascevano da atteggiamenti snobistici da quattro soldi bucati, come a Salso, dove si facevano compere di capi griffati, a rate, mai pagate poi. Ma di tutto si fa, pur di apparire. Il borghigiano, dal salsese disprezzato come contadino, avrà anche le scarpe grosse, ma il cervello fino, lavora tutto l'anno e non va poi a scialacquare quanto guadagnato in tempo di stagione nel gioco d'azzardo. Ed infatti, in 25 anni, dall'87, si vedono i risultati della boria dei salsesi e dell'alacrità e dello zelo dei fidentini. Con tutti i suoi difetti ed anche parecchi pregi, Fidenza è cresciuta, Salso è andata in briciole e non si risolleverà mai più. Quanto alla tua esperienza in Sud-Tirol, il quale, come dicono i crucchi che lo abitano, ist nicht Italien, io non sopporto quei montanarotti teutonici, pieni di spocchia e che ancora ci odiano, nonostante gli arrivino, dai varii governi italiani, soldoni a palate. Quando vado a Bolzano e dintorni, li brucerei tutti con un lanciafiamme,'sti mangiacrauti; io proporrei loro di tornarsene con l'Austria o con la Baviera. Solo che néll'uno né l'altro paese li vuole, li considerano solo dei montanari litigiosi ed arroganti.